SANTI del GIORNO
martedì 2 dicembre 2025
IL SANTO DEL GIORNO
Sant' Abacuc
Profeta
Di Abacuc ignoriamo purtroppo quasi tutto, persino il significato del suo nome, forse corrispondente a quello di una pianta acquatica o di un'ortensia. Alcune allusioni presenti nel piccolo libro biblico a lui attribuito, composto di solo tre capitoli, ci fa ipotizzare una sua collocazione cronologica all'epoca dell'avversario di Geremia, re Ioiakim, che succedette nel 609 a.C. al giusto e sfortunato re Giosia, ucciso in battaglia dal faraone Necao. Questa fu un'epoca drammatica per il regno di Giuda, giunto quasi alla sua fine, mentre risuonava la voce del profeta Geremia. Il Signore sta infatti per inviare “i Caldei (cioè i Babilonesi), un popolo feroce e impetuoso […], feroce e terribile”, desideroso di imporre “il suo diritto e la sua grandezza”, dotato di cavalli “più veloci dei leopardi e più agili dei lupi della sera” e di cavalieri che “volano come aquila che piomba per divorare, avanzano solo per la rapina..., ammassano i prigionieri come la sabbia” (Abacuc 1,6-9). Questo profeta si contraddistingue per il suo stile brillante e icastico, tanto che un commentatore ha osato definire il suo libretto “uno dei più attraenti della Bibbia”, “per l'armoniosa bellezza di alcuni passi, perla nobiltà e la sincerità dell'accento”. Il passo che però a reso popolare Aggeo presso il cristianesimo si compone in ebraico di sole tre parole: saddfq be'emunatòjihjeh, cioè “il giusto vivrà per la sua fede” (2,4). Il senso inteso dal profeta è assai semplice: chi confida in Dio restandogli fedele, salverà la propria vita, mentre invece “soccomberà chi non ha l'animo retto”. L'apostolo Paolo assunse poi questa frase a sintesi della Lettera ai Romani, base della sua teologia circa la giustificazione attraverso la fede: “Colui che è giusto (giustificato) per la fede, costui vivrà»(1,17). Dal librettodi Abacuc, seppur breve, occorre però scorporare il terzo ed ultimo capitolo: secondo gli studiosi esso contiene infatti un inno arcaico, forse composto ben prima, nel X secolo a.C.. Questo potente testo mette in scena una terribile epifania divina volta a sconvolgere l'universo. Il Signore irrompe nella scena scavalcando monti e seminando panico, preceduto da una terrificante avanguardia, la Peste personificata, e seguito da una retroguardia alquanto paurosa, la Febbre ardente. Nulla si può opporre al divino Arciere intento a scagliare lampi come frecce. Su questo devastato orizzonte spunta però fortunatamente un'aurora di speranza e di gioia: “il Signore Dio è la mia forza, egli rende i miei piedi come quelli delle cerve e sulle alture mi fa camminare” (3,19). Il personaggio Abacuc ricompare però nell'Antico Testamento in un racconto miracolistico e leggendario del libro di Daniele (14,3 1-42). Avendo preparato un giorno una minestra e portandola in campagna ai mietitori, un angelo “lo afferrò per i capelli e con la velocità del vento lo trasferì in Babilonia e lo posò sull'orlo della fossa dei leoni” ove era confinato Daniele. “Gridò Abacuc: Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato!”. Daniele si sfamò, “mentre l'angelo di Dio riportava subito Abacuc” in Giudea, sempre miracolosamente per via aerea. Questa leggenda non può però che costituire una bizzarra forma di solidarietà tra profeti.
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Alla Beatissima Madre O Vergine tutta pura, Madre del Santo Amore che all'umiltà tutta la tua grandezza, io non trovo più giusto titolo per supplicarti di aiutarmi a vincere la mia superbia. O Beatissima Madre non chiedo altro che uno dei tuoi sguardi: guardami e poi, se poi ti accontenterai di vedermi così povera … allora anch'io mi accontenterò di rimanere tale. Preghiera composta dalla B. Nemesia. |
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Le Croci Le croci e le pene mantengono l'anima nell'umiltà, fanno ricorrere più spesso a Dio e fanno praticare le più belle virtù cristiane, per le quali l'anima diviene cara a Dio e degna sposa del divin Crocifisso. S. Giovanni della Croce |
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La speranza ci dona gli strumenti utili a migliorare il benessere psicologico e la qualità della vita in generale. La mancanza di speranza, porta inevitabilmente alla depressione. In sostanza siamo disperati. Si tratta di un sentimento estremamente negativo perché nasconde conseguenze terribili: la disperazione può spingerci a fare gesti autodistruttivi. Erich ...
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