Solennità della SS.ma TRINITÀ - Omelia del giorno 3 Giugno 2012

Mi ha sempre fatto impressione visitare gli orfanotrofi o incontrare bambini che non hanno conosciuto i genitori o hanno dovuto lasciare mamma o papà ... e sono tanti oggi, causa il male delle separazioni e del divorzio. Bambini che vanno e vengono, come pacchi postali, un tempo con mamma, un tempo con papà e, magari relativi compagni. Ricordo di aver incontrato in aereo, alcuni anni fa, un bambino. Era seduto vicino a me e, quando gli chiesi come mai era in viaggio da solo, mi rispose: 'Papà e mamma si sono divisi e io vado un po' con l'uno e un po' con l'altro; ogni volta, sia l'uno che l'altro mi coccolano e mi danno soldi ... così posso sfruttarli'. Ma poi si mise a piangere: 'Dico sempre che non m'importa, ma è brutto, forse sarebbe meglio che non ci fossi!' Parole dure, ma che esprimono tragicamente che cosa vuol dire essere figli senza fissa dimora. Ed improvvisamente mi chiese: 'Tu li hai avuti mamma e papà? Sempre?'. Per grazia di Dio ho avuto dei genitori che sono stati la base della mia formazione umana e spirituale, colonne sicure di riferimento in tutte le mie scelte.

In generale non è così per coloro che sono stati privati di una presenza così significativa per la loro crescita. L'esperienza conferma che, facendoci loro vicini e offrendo loro un minimo di tenerezza o di attenzione, si affezionano subito, si 'attaccano' - ed è naturale - come a cercare di riappropriarsi di un aspetto importante della vita, perché non avere mamma e papà o vederli divisi, li fa sentire incompleti, diversi: una diversità o incompletezza che segna profondamente il loro modo di vivere ed agire. Ricordo un'altra situazione, in cui fui preso alla sprovvista dalla domanda di un bambino: 'Come è un papà?'. Mi fissava negli occhi, come a cercare nel profondo dello sguardo una risposta, che intuiva, ma le labbra non sapevano esprimere. Avendo avuto una famiglia unita, educatrice e maestra di vita, mi sentii a disagio e non risposi subito. Quel piccolo capì e mi chiese a bruciapelo, forse notando la mia espressione di tenerezza verso di lui: 'Tu saresti contento di essere il mio papà?'. 'Con tutto il cuore' fu la risposta, che fece brillare un sorriso grande, come una luce dopo il buio. Quel bambino mi venne a trovare tante volte e sempre, con il sorriso, mi chiamava 'papà'. Oggi solennità della SS. Trinità, l'apostolo Paolo così scrive: "Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.

E voi non avete ricevuto uno spirito di schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo 'Abbà! Padre!' Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. e se siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze, per partecipare alla sua gloria". (Romani 8, 14-17) E, dalla prima lettura, così "Mosé parlò al popolo dicendo: “Interroga pur i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? ... Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre”. (Dt 4,32-34) Viene spontaneo chiederci: Qual è la ragione per cui Dio ha tanto interesse per le sue creature, per noi, per ciascuno di noi? Che abbiamo di tanto prezioso da meritarci tanto amore, che non ha confini e chiede solo di essere riamato?

La ragione è proprio nel nostre essere Sue creature, a cui Dio - a differenza di tutti gli altri esseri viventi - ha voluto fare dono della Sua stessa Vita, rendendoci, per natura, Suoi figli. E tra padre e figlio si condivide tutto: siamo eredi della Sua pienezza e felicità. Basterebbe riflettere sulla parabola del figlio prodigo, per divenire consapevoli di tutta la cura che il Signore ha verso di noi e di quanto ci ha donato e continua a donarci ogni giorno della vita, nonostante tutto. E ci si sente commossi al pensiero di quanto ha deciso, per Amore e nell' Amore, per riaverci figli con Lui, per sempre: ha mandato Suo Figlio, il Verbo di Dio, Gesù, tra di noi, come uno di noi, a indicarci con la vita e con la parola Chi è il nostro Dio, un Padre misericordioso, e come vivere per raggiungerLo in Cielo. Non solo, ma per abbattere il muro che ci separava da Lui, il Figlio ha donato Se stesso fino alla morte in croce, per renderci partecipi della Sua resurrezione, nello Spirito. Nel Battesimo noi rinasciamo come figli. Solo un Dio che ci ama all'infinito, poiché è Egli stesso l'Amore. poteva donarci Tutto se stesso. Siamo figli del Padre celeste, fratelli adottivi di Gesù, guidati dallo Spirito, che abita in noi, per diventare coeredi dei beni eterni. Se solo ci fermassimo un solo attimo, con fede, a contemplare l'Amore Trinitario che ci avvolge, la nostra vita non potrebbe restare la stessa: un senso di pienezza e di gioia, di commozione e forza ci invaderebbe.

Il Padre continua attraverso un numero infinito di 'segni' ad indicarci la via per arrivare a Lui. È pronto a cancellare i nostri peccati nel sacramento della Penitenza, se trova in noi uno spirito di conversione e riconciliazione: ci purifica e'ricrea' ogni volta, per poter continuare nel cammino di santità verso di Lui. Quante volte ci perdona! 'Non sette volte, ma settanta volte sette!' ha detto Gesù. Il Figlio, Gesù, addirittura sceglie di stare con noi nell'Eucarestia, Pane di vita, per nutrirci e sostenerci nelle fatiche: troppo spesso accostato con poca fede e troppo spesso solo nel tabernacolo, senza poter dialogare con noi, che purtroppo non troviamo tempo per Lui. E perché noi possiamo non sentirci mai soli, con la Cresima ci ha donato il Suo stesso Spirito, che è forza e consolazione, Presenza sempre viva ed efficace, Guida sicura se solo Lo invochiamo: non solo ci suggerisce quello che dobbiamo fare, ma, ispirandoci, ci dona la forza per realizzarlo. Insomma, un Dio, Uno e Trino, che ci è vicino continuamente, mettendo a nostra disposizione tutto Se stesso, che è 1'Amore fedele ed eterno. Per questo oggi abbiamo più di una ragione per fare festa, sapendo che non siamo mai soli, non siamo 'orfani': solo che lo vogliamo e desideriamo Dio ci fa sentire l'amore infinito che ha per noi, poiché siamo davvero, Suoi figli, ora e per sempre, e Lui ha cura di ciascuno di noi, fino al giorno in cui parteciperemo definitivamente della Sua Vita, che è Amore.

"A tanti cristiani - diceva Paolo VI - forse a noi stessi, è rivolto un interrogativo che sa di rimprovero, perché la nostra vita spirituale non è un soliloquio, una chiusura dell'anima in se stessa, ma un dialogo, una ineffabile conversazione, una Presenza di Dio da non ricercare più nel Cielo, né fuori, né solo nelle chiese, ma in se stessi. Quanta gioia! Quanta energia! Quanta speranza si sprigiona dall'abbandonarsi a questo abbraccio interiore di Dio alle anime devote, veramente fedeli!". Non resta che riscoprire la nostra vocazione e grandezza di figli di Dio e viverla, non solo, ma donarla a chi ci è vicino. Nel mondo di oggi se ne ha tanto bisogno, perché, forse per ignoranza, gli uomini si sentono orfani e non sanno a chi rivolgersi per dare alla vita quella gioia che solo in Dio può essere trovata e completa: un Dio Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, tutto proteso verso la Sua creatura, a cui desideri solo donare Se stesso, l'Amore. Ascoltiamo, con la mente e il cuore, nella fede attiva, le parole di Gesù, oggi, confidando totalmente in Lui, che, se solo ci abbandoniamo, potrà operare in modo straordinario attraverso di noi, per il bene nostro e dei fratelli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

ANDATE dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, Io SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO". (Mt. 18, 16-20)

Antonio Riboldi. Vescovo.

da: www.vescovoriboldi.it del 3/6/2012