DOPO I TRAM DI GENOVA, SI ATTACCANO A TUTTO

Ormai il bombardamento sul Vaticano e sul Papa è diventato il passatempo quotidiano dei giornali. In mancanza di fatti vanno bene pure le opinioni o i gusti soggettivi. Ieri, per esempio, La Stampa ha fatto una paginata – con richiamo in prima – che aveva questo titolo: “Maxi-schermi: piazza San Pietro come lo stadio”. Sottotitolo: “Installati per l’Angelus, restano anche in settimana”. Di che si tratta? Nell’immensa piazza San Pietro, da tempo, per permettere ai pellegrini di seguire le udienze e gli Angelus del papa sono stati collocati dei cosiddetti maxischermi, che, date le dimensioni colossali della piazza, del colonnato del Bernini e della Basilica vaticana, in realtà appaiono davvero piccoli e (pur rendendo un buon servizio ai pellegrini) nell’insieme si vedono appena perché si confondono con il bianco dei marmi.

Ma c’è chi si è stracciato le vesti e, come certi esponenti Radicali, è arrivato addirittura a evocare la presunta violazione dei Patti Lateranensi da parte della Santa Sede per questa sciocchezza. A loro dire il Vaticano, che pure è uno stato sovrano, sul suo territorio non può neanche collocare qualche pannello (che non copre assolutamente nulla) perché ai Radicali non piace. Il Papa dovrà forse sottoporre al gradimento di Pannella pure il colore dei suoi paramenti per le liturgie della prossima Pasqua e la collocazione del grande baldacchino davanti al portale, dove si celebra la Messa? O si dovrà chiedere a Emma Bonino di che colore vuole che siano le sedie con cui si allestisce la piazza per la cerimonia di Pasqua? Occorrerà domandare l’autorizzazione a Marco Cappato, d’ora in poi, per calare giù dalla loggia di San Pietro i grandi ritratti dei nuovi canonizzati? E se i Radicali diranno che trovano brutte le transenne che regolano le lunghe file d’ingresso e bloccano l’accesso al colonnato? E se eccepiranno su quei grossi macchinari della polizia (fra le colonne del Bernini) con i quali si controllano i visitatori e i bagagli come all’aeroporto?

Non stiamo esagerando. Non sono domande surreali. Tiriamo solo le somme di quanto asserisce esplicitamente Marco Staderini, della Direzione di Radicali italiani, facendosi addirittura giudice dell’ortodossia del Papa rispetto alla tradizione cattolica: “Questa gerarchia vaticana sembra aver perso le ‘nobili tradizioni artistiche della Chiesa cattolica’ ”. Difficile capire quali titoli possa esibire Staderini per emettere simili sentenze. Ma il politico radicale aggiunge: “In una situazione analoga Antonio Cederna affermò che ‘per il paesaggio urbano non può valere l’assoluta sovranità della Chiesa sui beni culturali all’interno del Vaticano’ ”. E con ciò tanti saluti non solo alla sovranità dello Stato vaticano, ma pure al principio cavourriano – sbandierato a parole – “libera Chiesa in libero Stato”. Ritengo francamente che dei politici esperti come Pannella e la Bonino si rendano conto dell’assurdità della polemica. Tuttavia Staderini è deciso: “Non è solo questione di gusto” ribadisce “ma anche di rispetto del Trattato lateranense, il Vaticano è infatti obbligato, ai sensi dell’articolo 18 del Trattato, a rendere fruibili tesori d’arte come il colonnato del Bernini, senza nasconderlo con megaschermi da stadio”.

Sorvolando sull’errata (a mio parere) interpretazione di quell’articolo e sul fatto che i Radicali sono da sempre contro i Patti Lateranensi e contro i Concordati, resta il fatto che nulla impedisce la visuale del colonnato. I pannelli non saranno un abbellimento come una statua michelangiolesca, ma non sono neanche uno scempio. Né coprono alcunché. Quindi il problema neanche esiste. Ma figuriamoci se gli indignati speciali si placheranno. Supportati, secondo La Stampa, da Italia Nostra hanno già fatto un’interrogazione al ministro Bondi. Maurizio Turco si aspetta addirittura “che l’ambasciatore vaticano in Italia chiarisca”. Ma perché non investire l’Unione europea o addirittura l’Onu dell’apocalittica questione? C’è pure una dichiarazione di appoggio raccolta dal giornale torinese, che ha, appunto, toni apocalittici: “E’ uno scempio assurdo che deturpa la piazza”, protesta Giorgio Muratore storico del’architettura, “siamo davanti ad uno spettacolo osceno, un’intrusione di smaccata modernità in un capolavoro senza tempo”.

C’è da chiedersi dove vivano questi critici e se veramente in Italia e nella Roma delle laiche amministrazioni di questi decenni, manchino i veri scempi e le vere oscenità architettoniche cosicché ci si debba indignare per quei banali e transitori schermi. Al giornale torinese, da sempre custode della tradizione risorgimentale, verrebbe pure da chiedere se, per caso, i piemontesi dopo la conquista militare di Roma non combinarono pasticci architettonici e urbanistici che sarebbero molto più adatti a essere analizzati per una discussione critica. Ma la storia sembra non interessare a nessuno. Così la Chiesa che – accanto alle persecuzioni fisiche e ai massacri degli ultimi 200 anni – ha subìto lo scempio, la profanazione e il saccheggio dei suoi tesori artistici e architettonici con la rivoluzione francese, con l’invasione napoleonica dell’Italia e di Roma (un immenso ladrocinio di opere d’arte), con la conquista militare piemontese e poi – in tutta Europa – con le grandi distruzioni di opere d’arte e chiese da parte dei regimi comunisti, senza che nessuno abbia mai chiesto scusa e senza che nessun intellettuale abbia mai ricostruito l’enormità di questa devastazione, questa Chiesa – dicevo – che per secoli ha fatto fiorire l’arte e ha coperto il nostro Paese di capolavori e di bellezza, si vede puntare il dito accusatore per quei banali schermi di piazza San Pietro. In un Paese, peraltro, dove, da decenni, accade di tutto ai nostri Beni artistici e architettonici.

La Stampa ha rubricato quella sua incredibile pagina di ieri sotto la formula “fede e spettacolo”. Vorremmo capire a quale spettacolo si riferiscono questi zelanti puritani subalpini. E comunque, a proposito di spettacolo e opere d’arte, ora ci aspettiamo che insorgano, con pari indignazione, per il consueto megaspettacolo sindacale del 1° maggio, l’assordante e invasivo concerto allestito da anni a ridosso di San Giovanni in Laterano, la più antica basilica della cristianità, un tesoro dell’arte e dell’architettura. Si indigneranno se verrà fatto di nuovo lì? Non ricordo di aver sentito alcuna lagnanza negli anni passati e penso che nemmeno quest’anno ne sentiremo. Sui giornaloni laici sono troppo impegnati a sorvegliare i due piccoli, innocui e marginali pannelli di Piazza San Pietro.

Antonio Socci

da: Libero del 18/3/2009