Crescere tra fratelli |
“Signore e Padre dell’umanità, che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità, infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno. Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace”.
Sembrerà strano iniziare questa nostra riflessione con una preghiera, preghiera tratta dall’enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco, perché il nostro pensiero va inizialmente a quanto accaduto tra due fratelli, agli albori dell’umanità, e descritto nel libro biblico della Genesi, al versetto 8 del capitolo 4, “… Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.”: orrendo episodio e incredibile negazione dell’amore.
Il tema dell’amore fraterno toccato nell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” (cfr AL 195) dallo stesso Papa Francesco ci invita a guardare con occhi nuovi la bellezza che scaturisce dai legami fratello-sorella all’interno della famiglia e quanto questo ci riporti a riscoprire il fondamento o la radice per lo sviluppo di sani rapporti nella vita sociale.
Dare per scontato che essere fratelli e sorelle sia già una garanzia di amore reciproco è da ritenersi fuorviante, visti i diversi fatti accaduti e riportati nei racconti biblici, come alcuni episodi raccontati dagli evangelisti. Ma soprattutto gli innumerevoli fatti di cronaca, spesso cruenti, nei quali, ancor oggi, si descrivono rapporti burrascosi che talvolta sfociano in delitti di efferata gravità e non solo tra i membri di una stessa famiglia.
E proprio osservando questi fatti di cronaca che possiamo evincere quanto sia importante l’esperienza vissuta e maturata dentro le mura domestiche, dove possiamo far nostro e interiorizzare quanto sia edificante prendersi cura del proprio fratello o sorella, aiutare e magari farsi aiutare, soccorrere e curare l’altro nei momenti non solo di maggior bisogno.
La ricchezza che ne scaturisce viene ancor di più evidenziata e risplende di ineffabile splendore quando ammiriamo l’affetto di cui sono circondati i fratellini o le sorelline più deboli, malati o portatori di handicap.
Come cita nella sua esortazione il Papa bisogna riconoscere che “avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile”, però, come accennavamo in precedenza, i rapporti di amore reciproco non sono qualcosa d’innato, ma è frutto di un’educazione che i genitori, e gli altri familiari, hanno l’onere di insegnare con pazienza ai figli sin dalla più tenera età.
L’esperienza di fraternità, come abbiamo visto, è qualcosa che nasce e si sviluppa all’interno della famiglia, ed anche in quelle che hanno un solo figlio, tendenza sempre più comune, oggigiorno, bisogna trovare il modo di far crescere il bambino in un ambiente nel quale si respira la fragranza dell’amore fraterno. Ed ecco allora venire in aiuto del piccolo i parenti, gli amici o conoscenti, che possono dare la possibilità al figlio unico di crescere in un ambito socialmente integrato.
E’ con questo “tirocinio”, a volte anche faticoso, che i ragazzi apprendono e soprattutto sperimentano da questa “scuola di socialità” ad avere ed assimilare i comportamenti da assumere nei rapporti anche con gli altri.
Allora comprendiamo meglio le parole di Gesù: “… perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.” (Mt 23,8)
Si, siamo tutti fratelli e come tali abbiamo, diremmo “l’obbligo”, di amarci l’un l’altro. Non dimentichiamo quindi ciò che Lui ci ha comandato: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Gv 13,34).
Spesso dimentichiamo che il Signore ci ha lasciato questo nuovo comandamento, spesso siamo portati a pensare che l’amore fraterno è qualcosa che esiste solo tra consanguinei. L’amore deve scorrere come acqua pura tra noi, tutti noi: tra parenti, amici, conoscenti, persone della comunità parrocchiale e, sorprendentemente, esso deve esistere anche verso i nemici: sicuramente perché ambedue le parti ne hanno bisogno per salvarsi.
Allora ritorniamo a valorizzare e prendere sul serio ciò che Gesù ci comanda e la Vergine Maria ci ricorda sempre. Soprattutto in questo periodo in cui stiamo sperimentando ciò che sta accadendo ai fratelli dell’”est” (ucraini, russi, polacchi ecc.), bisognosi di accoglienza, di conforto nella loro terribile sofferenza.
Noi due proveniamo da famiglie di origine, oggi considerate numerose: ambedue le famiglie erano costituite da quattro fratelli e una sorella. Con molta pazienza i nostri genitori, seguendoci con tanto amore nella nostra crescita ed affrontando non pochi problemi, comunque perseverando e confidando sempre nella presenza del Signore, ci hanno educato e formato all’amore fraterno affinché fossimo pronti, nella nostra vita, ad intessere relazioni con il prossimo alla luce degli insegnamenti del nostro maestro Gesù.
E’ indubbio che è stato proprio lì che ambedue abbiamo appreso “l’arte di amare” , reso il nostro cuore aperto agli altri e capace, talvolta anche con difficoltà, ad apprezzare il valore incommensurabile dell’essere fratelli sia in famiglia che nei rapporti con il prossimo.
Crediamo che il nostro vissuto sia stato una “palestra” formidabile, dove il condividere, la rinuncia ha, alla fine, fatto sviluppare quei sentimenti di amore tra fratelli e sorelle che sono impagabili.
Ecco che il ritrovarsi insieme, magari in alcune ricorrenze, è sempre fonte di grande letizia.
Rimembrare, anche attraverso i racconti e ricordi di episodi del passato, i momenti belli e meno belli che sicuramente rafforzano e cementano ancor di più i nostri legami.
E noi, oggi, vogliamo rivolgere il nostro pensiero, la nostra gratitudine e la nostra preghiera a loro, ai nostri genitori che ormai ci hanno lasciato. Siano benedetti per tutto ciò che hanno seminato nei nostri cuori: l’amore tra fratelli e sorelle, l’amore verso Dio, l’amore per il prossimo, tutti indistintamente. E questo non ci conduce ad altro che riconoscere ed esaltare la bellezza della famiglia.
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A&M DM da: Il Cenacolo del 1/4/2022 |