I SOLONI, I TROMBONI (anche in tonaca)… E DUE PICCOLE-GRANDI DONNE CRISTIANE |
“In principio era il Verbo, alla fine le chiacchiere”. Temo possa essere questo aforisma di Stanislaw Lec una possibile critica al Salone del libro di Torino.
Premetto che ritengo intelligente e molto promettente la scelta del tema di quest’anno: il Bene. Così come ottima è l’apertura di Susanna Tamaro, una persona autentica, che dice cose vere.
Buona anche la decisone di avere il Vaticano come ospite d’onore perché i temi religiosi sono oggi quelli che tirano nell’editoria, ma ancora una volta il mondo laico rischia di sprofondare nel clericalismo perché identifica la cultura cattolica con lo stato della Città del Vaticano: i cattolici sanno che le due cose sono molto diverse (due grandi geni cattolici come Dante e Manzoni per esempio non ebbero rapporti facili con la Curia, al pari di diversi santi).
CHIACCHIERONI
Trattandosi poi di una manifestazione sui libri è naturale e giusto che avesse al centro la parola. Il problema non è la parola, ma la chiacchiera.
La parola è preziosa, perché può essere un riflesso del Logos, può dare vita, può testimoniare la verità e la pietà, può chiedere giustizia, può custodire la memoria e la speranza, può gridare libertà, può annunciare salvezza, può comunicare amore.
Invece la chiacchiera ammazza l’intelligenza, annoia, svuota il cuore, confonde, annebbia. La chiacchiera è una peste universale che colpisce qualunque credo ideologico o religioso o laico. E’ il deserto che avanza. Dappertutto.
Addolora però, per quanto mi riguarda (ed è giusto che ciascuno guardi anzitutto in casa propria), che navighino allegramente nei mari dell’aria fritta anche quei “vip cattolici” (o tonache catodiche), che dovrebbero testimoniare il Sommo Bene crocifisso per amore. Anche al Salone si sono visti dei Soloni in tonaca.
Mesi fa un mio amico mi diceva di certi ecclesiastici di sua conoscenza: “Ogni tanto dicono anche belle parole, ma le facce…”.
Intendeva dire che più delle chiacchiere ci vorrebbe quella “faccia da risorti” che Nietzsche cercava nei cristiani. Avremmo bisogno più di testimoni che di maestri, più di storie che di citazioni.
Insomma il Lingotto per i cattolici è stata una bella occasione persa: tante chiacchiere sul bene, ma nessun volto illuminato dalla resurrezione. O almeno pochissimi.
TRAGEDIA
Questo d’altronde è il tempo del “bene parlato”, ma non testimoniato. E’ l’esibizione parolaia del bene.
Esemplare è la tragica vicenda – tuttora in corso – delle 276 studentesse nigeriane rapite dai talebani di Boko Haram in una scuola di Chibok.
E’ immaginabile quello che devono subire. Del resto saranno vendute come schiave. Le famiglie sono disperate. E implorano aiuto, non discorsi.
Tuttavia questa vicenda ha scatenato i vip parolai d’occidente che hanno inondato twitter di retorici appelli per la loro liberazione, da Michelle Obama a Piero Pelù, passando per Gad Lerner e Laura Boldrini.
La corsa alla chiacchiera umanitaria da salotto naturalmente è gratificante, fa sentire buoni, ma è del tutto inutile. E c’è pure chi si chiede se non sia dannosa, perché certe campagne planetarie amplificano l’eco dei crimini di Boko Haram (come loro desiderano) e perché rischia di far lievitare l’eventuale prezzo del riscatto delle ragazze.
Non tutti però, davanti a queste tragedie, fanno chiacchiere. C’è chi è stato ed è pronto silenziosamente a donare se stesso e la propria vita. Per esempio, chi, in Italia, conosce suor Rachele Fassera?
IL CUORE DI RACHELE
E’ una suorina esile che è stata venti anni missionaria in Africa: oggi potete incrociarla per le vie di Roma senza che nessuno si accorga di lei. In effetti da noi non la conosce nessuno.
In America invece sono rimasti così colpiti da quello che lei ha fatto da dedicarle un film, uscito due anni fa col titolo “Girl soldier”, dove la suora lombarda è interpretata da Uma Thurman (suor Rachele nel 2011 era stata anche premiata da una fondazione statunitense).
La sua vicenda è analoga a quella in corso. Nel 1996 il Nord dell’Uganda era terrorizzato dai sanguinari guerriglieri della LRA, dediti a incendiare villaggi, massacrare, violentare, fare schiavi donne e bambini che venivano pure costretti a combattere e perfino ad ammazzarsi fra loro.
La sadica specialità del LRA era la mutilazione delle sue vittime per i motivi più banali.
Questi criminali il 9 ottobre 1996 irruppero nella scuola femminile di Aboke e rapirono 139 ragazzine fra i 13 e i 16 anni. Per i soliti scopi.
Suor Rachele, che allora aveva 50 anni ed era insegnante e vicepreside di quella scuola, angosciata e indignata decise follemente di andare nella foresta per raggiungerle e farle liberare.
Sapeva che quasi certamente sarebbe stata massacrata, ma andò ugualmente con un coraggio da leoni e soprattutto una sconfinata fede in Dio e un infinito amore per quelle ragazzine.
Raggiunta la banda criminale fu portata dal pazzo sanguinario che la comandava. La suora si inginocchiò davanti a lui chiedendogli di liberare le giovinette.
Trattò per sei ore e alla fine ne riportò a casa 109. Provò in tutti i modi e salvare anche le altre trenta, si offrì in cambio di loro, ma non riuscì.
In seguito ad Aboke dette vita a un’organizzazione per la liberazione delle ragazze rapite (e altre nove furono salvate) ottenendo l’appoggio pure di Giovanni Paolo II e di parlamentari occidentali.
In questi giorni un blog cattolico, “La nuova bussola quotidiana”, ha ricordato questa vicenda con un articolo di Anna Bono. La storia di suor Rachele è stata raccontata anche da Rodolfo Casadei nel libro “Tribolati, ma non schiacciati. Storie di persecuzione e di speranza”.
Suor Rachele è una vera testimone del bene. E la Chiesa è piena di persone così straordinarie, perlopiù lontane dai riflettori. Ignorate dai media.
LA LEZIONE DI ASIA
Vogliamo parlare dell’eroica mamma pakistana Asia Bibi, da anni incatenata in un lurido e buio carcere (e condannata a morte) solo perché cattolica?
Il caso di questa mamma coraggio che non rinnega Gesù Cristo e non ha mai parole di odio per i suoi aguzzini interessa a qualcuno?
Carlo De Benedetti, chiamato “il Sor genio”, di recente ha elegantemente definito “una fogna” il Vaticano. Tuttavia nei suoi giornali – laicisti e clericali al tempo stesso – si dedicano pagine e pagine a tonache e curiali vari, non a testimoni come suor Rachele o Asia Bibi.
Invece – come ebbe a dire il cardinale Ratzinger – “le vie di Dio sono diverse: il suo successo è la croce… non è la Chiesa di chi ha avuto successo ad impressionarci, la Chiesa dei papi o dei signori del mondo, ma è la Chiesa dei sofferenti che ci porta a credere, è rimasta durevole, ci dà speranza. Essa è ancora oggi segno del fatto che Dio esiste e che l’uomo non è solo un fallimento, ma può essere salvato”.
TRAGEDIA DEI CRISTIANI
Un’ultima osservazione. La campagna internazionale su Twitter – di cui si è detto – è stata lanciata da Malala Yousafzai, la giovane pakistana che subì un attentato e che si batte per il diritto all’istruzione delle donne.
Evidentemente è per questo che la vicenda delle studentesse nigeriane ha colpito l’attenzione dei salotti che contano.
Se si fosse saputo che erano state catturate perché cristiane (in effetti in gran parte sono cristiane) è probabile che invece di tanta attenzione ci sarebbe stata indifferenza.
Come in altri casi analoghi (di recente anche dei missionari cattolici sono stati rapiti dai terroristi in Africa, ma nessuno se ne interessa).
In alcuni paesi islamici come il Pakistan, il paese di Malula, sono centinaia ogni anno le ragazze cristiane rapite, violentate, picchiate, costrette a farsi musulmane e poi vendute o forzate a sposare un musulmano. E’ una notizia delle settimane scorse della stampa internazionale, ripresa in Italia da “Tempi” (che ha riferito, per esempio, la storia della quindicenne cristiana del Pakistan Nadia Naira).
Ma di queste ragazze cristiane il mondo occidentale si disinteressa. Impegnato com’è a twittare, a cianciare di bene e a lanciare disprezzo sulla Chiesa.
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Antonio Socci da: Libero del 11/5/2014 |