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Non desiderare la donna d'altri

 

«"Non desiderare la donna d'altri" si unisce al "non fare adulterio". Perché il desiderio precede sempre l'azione. L'uomo è troppo debole per potere desiderare senza poi giungere a consumare il desiderio.

E, quello che è sommamente triste, l'uomo non sa fare lo stesso nei giusti desideri. Nel male si desidera e poi si compie. Nel bene si desidera e poi ci si ferma, se pure non si retrocede.

Come ho detto a lui (un giovane affetto da lebbra, malattia contratta dopo aver avuto un rapporto con una donna sposata. Gesù lo guarisce anche per le preghiere supplichevoli della madre del giovane malato.), dico a voi tutti, perché il peccato di desiderio è diffuso come la gramigna che da sé si propaga: siete infanti per non sapere che quella tentazione è venefica e va fuggita? "Fui tentato".

L'antica parola! Ma siccome è anche un antico esempio, dovrebbe l'uomo sovvenirsi delle conseguenze di esso e sapere dire: "No".

La nostra storia non manca di esempi di casti che rimasero tali nonostante tutte le seduzioni del sesso e le minacce dei violenti.

È la tentazione un male? Non lo è. È l'opera del Maligno.

Ma si muta in gloria per il vittorioso su essa.

Il marito che va ad altri amori è un assassino della sposa, dei figli, di se stesso. Colui che entra nell'altrui dimora per fare adulterio è un ladro, e dei più vili. Pari al cuculo, gode senza spesa del nido altrui. Colui che carpisce la buona fede dell'amico è un falsario, perché testimonia una amicizia che in realtà non ha. Colui che così agisce disonora se stesso e i genitori. Può avere allora Dio con sé?

Io ho fatto il miracolo per quella povera madre. Ma tanto mi fa schifo la lussuria che ne sono rivoltato. Voi avete urlato per paura e ribrezzo della lebbra. Io, con l'anima mia, ho avuto urlo per il ribrezzo della lussuria. Tutte le miserie sono intorno a Me e per tutte Io sono il Salvatore. Ma preferisco toccare un morto, un giusto già infracidito con la sua carne che fu proba, e che è già in pace con il suo spirito, ad avvicinare colui che sa di lussuria. Sono il Salvatore, ma sono l'Innocente. Lo ricordino tutti coloro che qui vengono o di Me parlano prestando alla mia personalità i fermenti della loro.

Comprendo che voi vorreste altro da Me. Ma non posso. La rovina di una giovinezza appena formata e demolita dalla libidine mi ha turbato più che se avessi toccato la Morte.

Andiamo dai malati. Non potendo, per la nausea che mi strozza, essere la Parola, sarò la Salute di chi spera in Me.

La pace sia con voi».