Gli Italiani e la Chiesa

 

Dati emersi nel 18esimo Rapporto Italia 2006 dell'Eurispes, condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1.070 intervistati e realizzato nel periodo tra il 22 Dicembre 2005 e il 5 Gennaio 2006.

 

 

L'87,8% degli italiani si dichiarano cattolici. Un dato in crescita di 8 punti percentuali rispetto al sondaggio effettuato dall'Eurispes 15 anni fa. Ma, allo stesso tempo, solo un 1/3 dei credenti è anche "praticante".

 

L'Italia vuole essere distante da tentazioni laiciste: L'80,3% degli italiani (cattolici e non cattolici) non sposterebbe il crocifisso dalle scuole o dalle istituzioni statali. Più empatico l'atteggiamento dell'8,5% del campione che sostiene che il crocifisso vada esposto, a patto che non urti la sensibilità di altre fedi. Decisamente inferiori le percentuali di coloro che ritengono ingiusto esporre il crocifisso perché ciò limiterebbe la libertà di culto delle altre religioni (5,3%) o comunque non rispetterebbe le altre confessioni religiose (5,2%).

 

 

Le quattro tipologie del cattolico italiano:

·        La prima è quella dei cattolici a corrente continua: interessa quel 36,8% "in regola" con il precetto cristiano e che afferma di partecipare alla Messa ogni domenica (30,6%) o anche più volte alla settimana (6,2%).

·        Della seconda tipologia fanno parte i cattolici a corrente alternata, quelli cioè che si recano in Chiesa a domeniche alterne: fa parte di questa categoria il 23,7% del campione.

·        Ci sono poi i precettati del Natale e della Pasqua: si tratta di quel 29,8% di intervistati che segue la Messa soltanto in occasione delle principali festività religiose, come il Natale o la Pasqua, e le altre feste religiose della cristianità.

·        Infine (8,1%) trovano posto i cattolici che vanno in Chiesa tre volte durante tutta la vita: in occasione del battesimo, del matrimonio e del funerale.

 

Dai giovani un forte desiderio di religiosità: La percentuale dei ragazzi che affermano di partecipare alla messa domenicale è superiore a quella dei soggetti più grandi d'età: si reca alla messa tutte le domeniche il 30,8% degli intervistati che hanno tra i 18 e i 24 anni d'età, a fronte del 22,4% e del 28,5% dei soggetti intervistati appartenenti rispettivamente alle fascia d'età 25-34 e 35-44 anni. La quota più alta (37,7%) dei soggetti che si recano in Chiesa appartiene invece alla fascia d'età 65 anni ed oltre; essi rientrerebbero inoltre nella fascia dei maggiori frequentatori delle messe infrasettimanali (12,3%). La percentuale minore dei soggetti che partecipano alla messa tutte le domeniche si registra nella fascia d'età 25-34 anni (22,4%), che invece si reca più spesso in Chiesa in occasione delle principali festività religiose (37,1%).

Molto più basse le percentuali dei credenti che frequentano la Chiesa per chiedere una grazia (1,7%), per socializzare (1,8%) o per ringraziare di un dono ricevuto da Dio (5,9%). Tra le donne (77,4%) il bisogno di preghiera risulta più diffuso che fra i maschi (74,7%); questi ultimi manifestano maggiormente un legame con la Chiesa per tradizione familiare (18,9% contro il 14,4 del dato femminile). Più degli uomini, le donne avvertono la necessità di recarsi in Chiesa per trovare la "forza" nei momenti dolorosi (16,1% a fronte dell'11,5%) e per ringraziare di un dono ricevuto (7,4% contro il 4,1% dei maschi). Al contrario, gli uomini vi si recano più spesso per chiedere una grazia (2,3% vs 1,3%) e per socializzare (2,8% vs 1,1%).

 

L'identikit del credente:

Al crescere dell'età aumenta la percentuale di coloro i quali si dichiarano cattolici; se i giovani tra i 18 e i 24 anni credono nel 71,6% dei casi, tra gli ultrassesantacinquenni la percentuale raggiunge il 96,2%.

 

In posizione intermedia si collocano invece la fascia d'età compresa tra i 25-34 anni con l'83,3%, quella tra i 35 e i 44 anni (88,2%) e, infine, quella tra i 45 e i 64 anni (89,5%). Rispetto al genere, fra le femmine (89,4%) è leggermente più elevata che fra i maschi (86%) la quota di chi si dichiara cattolico.

 

La quota più alta dei cattolici si riscontra nelle regioni del Centro (90,5%), la più bassa in quelle del Nord-Ovest (86,7%); nessuna area geografica rasi allontana, però, in modo consistente dalla media: infatti i credenti al Sud sono l'87,7%, mentre al Nord-Est e nelle isole si attestato parimenti all'86,9%. In relazione alla formazione, il numero maggiore di credenti si riscontra fra chi non ha alcun titolo di studio o possiede la licenza elementare (97,2%) e tra coloro i quali sono in possesso della licenza media (93,2%). Al contrario, la percentuale dei cattolici si riduce notevolmente tra i diplomati (85,8%) e tra i laureati: circa tre intervistati su quattro si dichiarano tali (73,5%).

 

In relazione all'area politica di appartenenza, quasi la totalità degli intervistati di destra, il 99%, sono assolutamente determinati nel ritenersi cattolici. La percentuale diminuisce, leggermente, tra gli elettori del centro-destra (93,1%) e del centro (91,7%) fino a ridursi al 61,7% fra i sostenitori della sinistra. Infine, tra quanti si definiscono cattolici, soltanto il 36,8% adempie al dovere cristiano di andare in Chiesa la domenica o più volte nella stessa settimana.

 

I sacramenti:

I sacramenti più "sentiti" dai cattolici sono quelli del battesimo, abbastanza (27%) e molto (59,8%) importante complessivamente per l'86,8% del campione, e quello del matrimonio, per l'85,3% degli intervistati (abbastanza e molto importante rispettivamente per il 23,7% e il 61,6% di essi). Seguono i sacramenti dell'Eucaristia (abbastanza e molto importante rispettivamente per il 28,5% e il 53,2%) e della Cresima (abbastanza e molto importante rispettivamente per il 30% e il 48,3%). Alla confessione viene attribuito un livello di importanza decisamente inferiore rispetto agli altri sacramenti (abbastanza e molto importante rispettivamente per il 25,6% ed il 39,4% del campione).

 

La preghiera:

Per tre intervistati su quattro (76,2%) la motivazione principale che li spinge a recarsi in Chiesa è la preghiera. Il 16,4% del campione, invece, va in Chiesa solamente in ossequio alla tradizione familiare e un 14% ne avverte la necessità per trovare la "forza" nei momenti più difficili della vita.

 

Su alcuni Temi

 

Eucaristia per i Divorziati.

Il 79,3% del campione (cattolici e non cattolici) non condivide il fatto che i divorziati e i risposati civilmente non possano essere ammessi alla Santa Comunione. In particolare, ben il 77,8% degli intervistati cattolici si dichiara poco o per niente d'accordo con il divieto dell'eucaristia ai divorziati risposati; dall'altro lato, l'89,9% di coloro che si dichiarano non credenti è in disaccordo con questo divieto (il 79,8% per niente e il 10,1% poco).

 

Eucaristia per i Politici che sostengono leggi contro la legge di Dio.

Il 65% del campione, inoltre, non ritiene giusto negare l'Eucaristia ai politici che sostengono leggi non conformi alla legge di Dio (48,5% per niente e 17,5% poco d'accordo). In particolare, il 66% dei cattolici ritiene che non sia giusta questa posizione del Sinodo dei Vescovi (per niente e poco accordo rispettivamente nel 48,5% e nel 17,5% dei casi); la pensa allo stesso modo il 76% dei non credenti (per niente d'accordo il 66,7% e poco il 9,3%).

 

 

Introduzione dei PACS.

Il 71,1% degli intervistati (cattolici e non cattolici) è favorevole all'introduzione dei Pacs; scomponendo il dato emerge che si dichiara favorevole il 68,7% dei cattolici interpellati e l'88,4% dei non cattolici.

 

Convivenza Prematrimoniale.

Il 38,4% del totale degli intervistati considera la convivenza come un modo per testare il rapporto prima del matrimonio; in particolare, la pensa così il 39% dei cattolici e il 34,1% dei non cattolici. Il 24,2% degli italiani ritiene invece che la convivenza sia una scelta di vita personale (26,3% dei cattolici e 9,3 dei non cattolici), mentre per il 30,4% è una scelta di chi non vuole assumersi responsabilità (26,8% dei cattolici e 55,8% dei non cattolici).

 

Divorzio.

La posizione dei cattolici italiani sulla legge sul divorzio, ad oltre 30 anni dal referendum, è di una sostanziale, larghissima, condivisione: sono favorevoli, infatti, il 69,1% del totale degli intervistati. Scorporando il dato emerge, in particolare, che il 65,6% dei cattolici e il 93,8% dei non cattolici sono favorevoli al divorzio

 

Aborto.

Sul tema dell'aborto l'84%, del campione è favorevole a questa pratica nel caso in cui la madre sia in pericolo di vita (83,2% dei cattolici e 89,9% dei non cattolici), il 74,6% in caso di gravi anomalie e malformazioni del feto (72,9% dei cattolici e 86,8% dei non cattolici) e in caso di violenza sessuale 65,1% (61,9% dei cattolici e 88,4% dei non cattolici).

D'altro canto, se le motivazioni sono più attinenti alle condizioni economiche o alla volontà della madre di non avere figli, le percentuali scendono notevolmente.

Per condizioni economiche è favorevole il 26,4% (23%cattolici e 51,2% non cattolici).

Per volontà della madre è favorevole il 21,9% (18,6% cattolici e 45% non cattolici).

 

 

Fecondazione Assistita.

Oltre la metà del campione intervistato afferma di essere favorevole alla fecondazione assistita (62,5%). Più di un cattolico su due (58,7%) si dichiara favorevole, come pure la larga maggioranza dei non cattolici (89,9%).

 

Eutanasia.

Il tema eutanasia vede contrario il 44,6% del totale degli intervistati e favorevole, in percentuale minore, il 41,9%; Un tema più controverso rispetto agli altri: si dichiara favorevole il 38,1% dei cattolici contro il 48,1% dei contrari. Da sottolineare, inoltre, che la quota di indecisi è consistente (13,8%). Per quanto riguarda i non cattolici emerge che il 69% si dichiara favorevole all'eutanasia contro il 18,6%, con una percentuale anche in questo caso elevata di indecisi (12,4%).